Il castello di Cerro al Volturno nasce con certezza nel 989 su precisa richiesta dell’abate di San Vincenzo.
Pur avendo avuto numerose trasformazioni nel tempo l’impianto primario, quadrangolare, è rimasto intatto. Si sa che questo castello, così come altri castelli costruiti nello stesso periodo,su indicazione dell’abate del Monastero di San Vincenzo, dovevano servire per difendere il territorio dalle numerosi incursioni dei Saraceni. Le esigenze di costruire fortificazioni dotate di torri e in posti poco accessibili, nascevano dal fatto che prima del 989 i Saraceni avevano già ucciso tantissimi monaci residenti nell’Abazia. Alcuni testi parlano di circa settecento monaci massacrati dai Saraceni nell’incursione fatta tra gli anni dell’861 e dell’881).Su queste disgrazie l’abate di San Vincenzo chiese ed ebbe un decreto favorevole dei principi longobardi Pandolfo I e Landolfo III di Capua e Benevento che concessero a Paolo II, in data 27 luglio del 967, la possibilità di costruire fortificazioni dotate di torri nei posti dove lui né ritenesse opportuno, tenendo sempre presente che i castelli dovevano essere costruiti nell’ambito del territorio di pertinenza del Monastero.
Il testo del decreto di autorizzazione così recita:
“Concedimus in eodem sancto et venerabili loco, ubi nunc Deo auxiliante Paulus Veneraoilis abbas, regimen tenere videtur, ut ubicumque tu qui supra abbas, vel successores tuos in rebus predicti monasterii turrem, aut castellum facere volueritis, prote¬stati vestri sin ipsum faciendum in rebus predicti monasterii, et in vestro, et dominacionem, ut nullam potestatem, aut domina¬cionem ibidem habere debeant parti nostri puplice”.
Un rilievo grafico preciso sul sistema architettonico utilizzato per la costruzione dei vari castelli, sembra che non sia stato fatto, si sa che per la costruzione di tali fortificazioni erano utilizzati siti già di origine romana o bizantina. Il castello nei primi anni, oltre a servire come difesa, è utilizzato anche e principalmente per attività politiche e religiose da parte dei monaci. Con il passare degli anni il castello diventa il luogo di sfruttamento per i coloni che erano stati portati in quegli anni, quando “l’abate Roffredo registrò su un “ libello” il contratto di concessione dei terreni ai fratelli Giovanni e Audoaldo figli di Venero, a Grimaldo figlio di Martino, a Salomone figlio di Perto, a Domenico, presbitero, figlio di Saxo e ed a Urso figlio di Giovanni e altro”. Alcuni testi di storici evidenziano che delle analisi condotte sull’edificio mediante alcuni rilievi, ha identificato una compléssa sovrapposizione di elementi che fanno escludere con certezza che si tratti di un’opera nata secondo un progetto definito, ma sembra confermata l’ipotesi che sul sito vi era già una struttura. L’impianto originario del castello sembra sia stato costituito da un recinto quadrangolare, atto a ospitare prodotti raccolti dal territorio quale magazzino fortificato. L’impianto iniziale fu costruito con due torri quadrate, una più piccola sul lato meno accessibile, a est, con funzione preminentemente di osservazione e l’altra, sull’angolo occidentale a difesa dell’impianto. Ora il castello si presenta con tre torri una posta a settentrione, una a occidente e l’altra a meridione, sono torri circolari di sicura origine quattrocentesca, rinforzate nel XVII secolo da murature a forma di bastione ma comun-que sovrapposte a un impianto quadrangolare molto più antico. Ai piedi delle due torri fu costruita nel X secolo la chiesa di S. Maria Assunta (attuale parrocchia di Cerro al Volturno -IS) che conserva intatte due cippi funerari Romani dell’XI secolo.
Il castello così come fu costruito dava pochissime possibilità di colpire gli aggressori, ma consentiva una forte difesa perché le massicce mura di cinta erano impenetrabili e potevano essere scavalcate solo con scale, funi e con ancora da lanciare all’interno delle mura di cinta. Per difendersi bastava rigettare le scale e tagliare le funi. Altri strumenti di difesa erano i liquidi bollenti, archi, frecce, sassi ecc. Il castello di Cerro al Volturno è stato più volte trasformato nel tempo e adattato alle diverse esigenze difensive dei secoli successivi. Una delle tante trasformazioni che ha subito l’impianto c’è data dalla lapide. messa sul portale del castello che recita testualmente:
“D. LVCRETIA TVMACELLA DE COLONNA BARONESSA DI CER¬RO ET PLAISANO DVCHESSA DI PALIANO TAGLIACOZZO ET MARSI PRENCIPESSA DI PALIANO ED SONNINO MARCHESE DELLA TESSA ET DI CAVE CONTESSA D’ALBI MANVPPELLI ETCICCANO A.D. MDCXXIII.
Con l’introduzione delle armi da fuoco il castello ebbe una trasformazione strutturale ben precisa e fu adattato sia per difendersi dai cannoneggiamenti sia per sparare sugli avversari a tiro incrociato, frontale e radente a media e lunga distanza. Le torri che dominano il territorio sono accessibili mediante due scale aeree da dove è possibile vedere tutta l’alta valle del Volturno, l’abazia di Castel San Vincenzo e alcuni paesi limitrofi.
In due punti diversi del castello sono ancora visibili le prigioni e nel cortile due grandi gelsi secolari, uno bianco e uno rosso volevano rappresentare l’oro e il rosso bordato sullo scudo dei Pandoni. Il castello è raggiungibile a piedi da piazza San Pietro, salendo fino ad arrivare a piazza S. Maria Assunta per poi raggiungere la porta centrale del castello. Percorrendo questa via si passa attraverso un’antica porta (una volta sede del corpo di guardia dei signori del castello). Una via molto spettacolare per raggiungere il castello è quella che parte da via Concezione per poi prendere un viottolo molto stretto che fiancheggia la roccia sottostante i mura di cinta, fino ad arrivare alla “Precia”, da dove più comodamente si può raggiungere la porta centrale del castello. A piazza S. Maria Assunta si può arrivare anche in macchina, salendo per via Montano (primo incrocio a destra appena entrato a Cerro), oppure scendendo attraverso una stradina asfaltata proveniente dalla frazione Cerreta. Non è accessibile per il momento il tratto di strada che collega la SS 652 con Cupone per poi arrivare a piazza S. Maria Assunta. Dopo il mille si cominciarono a costituire in consistenti nuclei abitativi le frazioni che presero il nome rispetto alla specificità della conformazione del territorio o da culti religiosi. Nascono quindi tredici nuclei abitativi che portano il nome di Foci, San Vittorino, Cerreta, Cupone , San Giovanni, Mancini, Piano d’Ischia, Case, Foresta, Rossi, Valloni, Santilli e Petrara. La più antica borgata, secondo alcune testimonianze, dovrebbe essere Cupone, probabilmente fondata in contemporanea con l’Abazia di San Vincenzo. Molto antiche dovrebbe essere Piano d’Ischia e Foci . (Al momento non ci sono testimonianze che possano giustificare i rispettivi anni di nascita.)
Con il passare dei secoli I piccoli borghi vengono, in gruppi, contraddistinti con degli appellativi e nascono i nomi della “s_rraglia” “ , “r_cepp_lisc” e “r_c_rracchiul”. La “s_rraglia” raggruppa le brgate di Foci, San Vittorino e Cerreta, presumibilmente l’appellativo si riferisce al fatto che sono le tre borgate poste nel territorio più alto del comune, mentre “r_cepp_lisc” sono gli abitanti delle borgate di Cupone San Giovanni, Mancini, Piano d’Ischia e Case. L’appellativo fa riferimento al fatto che la maggior parte di questi abitanti, anticamente, utilizzava prevalentemente come legna da ardere i “ceppi di ginestre” perché non avevano grandi boschi per rifornirsi di legna più solida. L’appellativo degli abitanti “r_c_rracchiul” nasce dal nome del comune di residenza Cerro capoluogo. Nel 1862 l’Amministrazione comunale acquisì l’autorizzazione con R.D. 26 marzo 1863 ad aggiungere al nome “Cerro” l’indicazione “al Volturno” ritenuta necessaria per garantire, la distinzione con altri paese italiano che portava lo stesso nome. Il 21 febbraio del 1994 fu emesso il francobollo della serie ordinaria “Castelli” (seconda emissione) del valore di L.200 del vecchio conio. Il francobollo riproduce il castello con le abitazioni sottostanti. Lo stemma di Cerro al Volturno, purtroppo, non riporta il castello, ma al centro e sotto una grande quercia vi sono un maiale e la scritta FORTITUTO CERRI. Per mantenere solide le mura del castello e per salvaguardare il borgo sottostante, le amministrazioni comunali, negli anni passati, hanno badato a fortificare la roccia con alcuni interventi strutturali. Il testo si può consultare in formato PDF, con testimonianze fotografiche, cliccando sul bottone rosso “Il castello di Cerro “ visibile a destra sulla parte iniziale della pagina.