Racconti di guerra – Sopravvivenza dei cerresi durante la guerra 1943-1944

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Racconti di guerra – Sopravvivenza dei cerresi durante la guerra 1943-1944

È Domenico che ci racconta i suoi primi anni di vita durante la Seconda Guerra Mondiale.

I monti di Santa Croce e Monte Curvale del territorio di Cerro al Volturno durante la Seconda Guerra Mondiale sono state due importanti vette della Linea Gustav che partiva dalle foci del fiume Garigliano fino a Ortone. La Linea Gustav fu costruita nel 1943 dai Tedeschi ed era una fortificazione difensiva a sud della Capitale e aveva lo scopo di frenare l’avanzata degli alleati, che, poi, riuscirono a sfondarla il 18 maggio 1944. La Linea Gustav comprendeva i monti Aurunci, la catena delle Mainarde, i monti di Santa Croce e Monte Curvale, gli altopiani dell’Abruzzo e la Maiella, i fiumi, Gari e Liri che confluiscono nel Garigliano e il Volturno. A Cerro al Volturno e maggiormente a San Vittorino i soldati tedeschi avevano un piccolo accampamento che serviva a rifornire, attraverso una via mulattiera che partiva dalla piazza di S. Antonio A. (davanti alla Chiesa) e arrivava sui prati di Santa Croce, e da qui portavano i viveri e le munizioni sia su Monte Curvale sia Monte Santa Croce, dove avevano costruito delle trincee come posto di difesa.  In quegli anni le sole risorse economiche e alimentari erano quelle ricavate dalla coltivazione della terra e per averle i contadini dovevano salire sul pianoro di Santa Croce e su quello della Spina per lavorare i terreni. In quegli anni di guerra si mangiava e si dormiva poco ma si lavorava molto sia durante l’inverno a costruire i muri a secco per determinare i confini sia durante la primavera e l’autunno per i lavori dei campi. I Tedeschi razziavano tutto ciò che trovavano sul loro cammino, bestiame, pane, vino, patate, fagioli, farina e prendevano i giovani per deportarli in Germania. I contadini per evitare di rimanere senza i loro animali nelle stalle, li portavano sui monti, dove avevano costruito degli stazzi con muri a secco. Uscire di casa comportava anche pensare ai loro bambini, quindi bisognava provvedere a come sistemarli, per non lasciarli solo a casa. L’unico rimedio era quello di portarli con loro in montagna, dove, come casa, avevano trovato dei grotti naturale per passarci la notte. Qui, in questi grotti, riparate da cespugli e frasche di guercia, si dormiva e si mangiava. Una dei grotti più utilizzata era quella nelle vicinanze della “Canarella”,( fonte Canarella), ai confini tra il territorio di Castel San Vincenzo e quello di Cerro al Volturno. Altri posti dove si nascondevano erano i pagliai della Valle “Afrina” e negli stazzi del pianoro di Santa Croce.