Oggi 21 gennaio i cittadini di Acquaviva d’Isernia festeggiano S. Anastasio, un Santo che ha le sue origini in Persia, infatti nacque in Persia (IRAN) con il nome di MAGUNDAT. Si convertì alla religione cristiana dopo aver conosciuto i suoi valori e i fondamenti della fede e della religione cristiana. Per ricevere il battesimo . MAGUNDAT si recò a Gerusalemme e qui assunse il nome di Anastasio. Dopo una lunghissima vita fatta in un monastero , Anastasio volle visitare una zona della Palestina ,Cesarea, dominata dai Persiani, che a quei tempi perseguitavano tutti coloro che si dichiaravano fedeli alla religione cattolica. Un amara sorpresa lo aspettava dopo il suo arrivo, perché i Persiani non accettando la religione da lui predicata lo torturarono per fargli rinnegare la sua religione, ma, Anastasio non rinnegò niente e fu portato a Sergiopoli dove nel 628 del 22 gennaio morì. Dopo dodici anni i resti del corpo furono portati a Roma, per poi essere trasferiti al monastero delle Acque Salviae intitolate a San Vincenzo e Sant’Anastasio. Con il passare degli anni nacquero diversi luoghi di culto dedicati a San Vincenzo e Sant’ Anastasio e tra questi fu costruita la Chiesa di S. Anastasio Martire di Acquaviva d’Isernia. Al Santo è dedicata la chiesa di Sant’Anastasio, situata al centro del borgo antico con la sua bellissima scalinata che porta all’ingresso principale. La costruzione di questo importante luogo di culto risale all’XI sec.. I cittadini di Acquaviva in occasione della festa del Santo Patrono usano invitare parenti e amici per partecipare fin dalla prima mattinata ai festeggiamenti religiosi e folkloristici. Infatti dopo aver partecipato alle cerimonie religiose, La SS Messa e appena dopo la processione per le vie del paese, gli invitati vanno a pranzo e solo dopo aver assistito ai bellissimi fuochi di artificio che illuminano tutta la parte a nord est dell’alta valle del Volturno, fanno ritorno alle rispettive abitazioni. La parte dominante delle manifestazioni in favore del Santo, a parte i riti religiosi, è il falò che i cittadini accendono il 21 a sera, giorno precedente della festa. Gran parte, se non tutti i residenti del paese, pochi giorni prima dell’accensione della “FOCATA” così chiamata da tutti i cittadini, rastrellano dalle campagne limitrofe rami secchi e verdi, ginepri e i resti dei vigneti per portarli sulla piazza del paese. La raccolta dei rami di vite era un modo anche per ripulire i terreni coltivati a vigneti. Il falò era ed è rimasto un modo per raccogliere in un unico posto del paese tutti i cittadini, al fine di fortificare e mantenere saldi i rapporti sociali con tutti. Era ed è un momento per raccontare avvenimenti e fatti di vita dalle generazioni fino ad oggi. E’ anche un momento per stare insieme e consumare prodotti locali, come la salsiccia appena secca, i formaggi, carne di diversi tipi, le patate cotte sotto il fuoco tutto accompagnato da un vinello locale.
Altre feste: 20 agosto sagra della Scorpella.
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