La storia dei due pastori e i marenghi d’oro

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La storia dei due pastori e i marenghi d’oro

Una storia vera raccontata da una signora di Foci  a Domenico durante la sua giovane  età che a sua volta ha voluto lasciare questa testimonianza alle future generazioni per ricordare fatti e testimonianze di avvenimenti  avvenuti a fine ottocento e inizio novecento.

Erano i primi anni del novecento e i pastori di Foci durante il periodo invernale portavano a Napoli il loro gregge per farli  pascolare nei grandi prati di Pozzuoli.

Durante una delle tante giornate passate a guardare le pecore nei verdi prati di Pozzuoli e dintorni due pastori ( Giacchino e Luigi – due nomi d’arte) si sentirono chiamare da un signore che stava dietro le inferriate di una  finestra delle carceri di Pozzuoli . I due pastori curiosi si avvicinarono alla finestra e un  carcerato che stava  dietro le sbarre chiese loro se potevano dargli , dietro un compenso monetario, da mangiare. I due  pastori non avendo con se tanto cima da soddisfare la richiesta del carcerato promisero che il giorno dopo avrebbero portato del formaggio e del pane.

 Il signore non avendo con se di che ricompensargli   rilevò la sua identità e disse loro che era un brigante catturato nell’alto Volturno dalle guardie nazionali e portato nelle carceri di Pozzuoli.  I  pastori, risposero che loro venivano proprio dall’alto Volturno e più precisamente dalla borgata di Foci di Cerro al Volturno.

Il brigante non potendo pagare con denari in contante e sapendo che doveva scontare le carcere a vita raccontò ai pastori che conosceva molto bene la zona e proprio nelle vicinanze di Foci aveva lasciato delle marenghe d’oro nascoste in una piccola caverna. IN QUESTO STESSO POSTO E’ STATO GIRATO  NEL 1961  IL FILM  ” I BRIGANTI ITALIANI)   In un primo momento i due pastori pensarono a una burla ma con il passare del tempo il brigante continuava ad assicurargli che la storia era vera.  Superato l’inverno arrivò la primavera e i due pastori ritornarono a Foci. Una volta tornati a Foci Luigi e Gioacchino pensarono da subito di andare a vedere se il racconto del brigante era vero oppure una storia inventata per farsi dare dei viveri. Un bel mattino armati di ascia e dell’asino si avviarono nella località indicato dal brigante, convinti di non trovare nulla ma di riportare a casa solo una soma di legna. Dopo aver fato un breve tragitto Luigi disse a Giacchino , tu passa da quella parte io attraverso quest’altra zona per controllare se  il grano seminato durante l’autunno passato era cresciuto o meno ,poi ci vedremo davanti alla caverna. Luigi più furbo del su amico pastore Giacchino fece il tratto di strada di corsa e arrivò per primo , entrò nella caverna e dopo aver constato che il bottino era lì , non avendo il tempo per aprire il cofano, perché, altrimenti arrivava l’amico pastore  si incamminò di fretta per andargli incontro e dirgli che nella caverna non vi era nessun tesoro.

Come già previsto tagliarono la legna e ritornarono a casa. Appena dopo sera , Luigi accompagnato dalla moglie si recò sul posto della caverna dove aveva trovato il cofano, apri il cassonetto di ferro e scoprì che il cassonetto custodiva  centinaia  monete d’oro. Una fortuna immensa nata per caso solo facendo carità ad un carcerato che aveva fame e che manco a farla a posto aveva vissuto la sua vita di brigante proprio nell’area compresa fra le Mainarde , Monte Meta , l’alto Volturno, e l’alto Sangro. Il pastore Luigi divento proprietario di grossi apprezzamenti terrieri e con i soldi ricavati dalla vendita dei marenghi poté studiare e diventare podestà.  E’ una storia che può sembrare  più una favola per bambini che una realtà vissuta da due pastori che per anni si sono divisi un pezzo di pane ,un giaciglio per dormire e a uno solo la dea bendata ha riservato la fortuna, anche se avuta con la  furbizia.  Fai conoscere ai tuoi amici questa storia realmente vissuta dai nostri antenati quando per vivere bisognava da ragazzo stare fuori e lontano dalla mamma e dai propri cari sei mesi l’anno.

Ecco come  vivevano la transumanza r-pecheriel  o r-pchral (i pastori) nei primi anni del novecento vai su questa pagina  “La transumanza dei pastori di Cerro al Volturno.