EMIGRANTI CERRESI

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EMIGRANTI CERRESI

Trovare o avere la possibilità di poter emigrare fuori dai confini Italiani  era un sogno di tutti i meridionali e soprattutto dei cittadini dell’alta valle del Volturno, ma solo pochi riuscirono a realizzarlo. La fame, l’inizio delle guerre , la mancanza di lavoro e il dollaro costringeva tanti giovani a trovare una terra con più prospettive di vita.  I nostri giovani erano in quegli anni soggetti a lavorare i terreni dei nobili  per pochi spiccioli , tanti sacrifici  e pochi benefici e anche tante amarezze per i continui soprusi dei ricchi sui poveri. Pertanto, stufi di tali comportamenti, molti giovani volturnensi si imbarcarono su una delle tanti navi per trovare fortuna, in particolare, in un paese tutto da scoprire “l’America”.

Arrivare a Napoli, porto più vicino per imbarcarsi, era come oggi andare in America poi bisognava andare veramente in America. Un viaggio senza prospettive certe di accoglienza e di lavoro, che poteva durare mesi, prima di arrivare all’isola di “Ellis Island”;  un isolotto artificiale costruito con i resti degli scavi della metropolitana di New York. Dopo un lunghissimo viaggio, e dopo aver dormito in spazi strettissimi, finalmente avvistarono le terre Americane. Una volta approdato sull’isola ebbe inizio il sogno dei giovani emigranti dell’alta valle del Volturno,erano gli anni  tra la fine del 1800 e il 1921.

 

 

Il primo pensiero fu quello di poter da subito cominciare a lavorare per inviare i soldi alle rispettive famiglie in Italia, invece non fu così. Le autorità Americane preoccupate  per i tantissimi emigranti, quasi 12 milioni,  che giornalmente arrivavano da tutta l’Europa, cominciarono a controllare con molta più oculatezza i passaporti e invece di farli sbarcare a New York li parcheggiarono sull’isola di “Ellis Island”.  In questa isola  dovettero passare alcuni mesi per poi essere ammessi ad entrare negli attuali Stati Uniti. Una parte di questi giovani ,dopo tanti anni, ritornò in Italia , mentre altri preferirono chiamare la famiglia per stabilirsi definitivamente nel nuovo stato. Oggi  sicuramente non è proprio così ma le nuove generazioni, giovani laureti, giovani con alte specializzazioni tecniche e scientifiche stanno ripercorrendo la strada dell’emigrazione. Una percentuale altissima di disoccupati sta spingendo i nostri giovani ad abbandonare i nostri borghi, anche se pur ricchi di tanta cultura e storia, ed ecco che da un po di anni è iniziata una nuova fase di emigrazione all’estero delle nostre menti migliori. Purtroppo si sta verificando l’inverso: il povero mantiene i ricchi; i profitti della ricchezza aumentano con la crescita della povertà.